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Biografia di San Cromazio d'Aquileia

Artefice di pace

San Cromazio d'Aquileia

San Girolamo conosceva bene Aquileia, per esservi vissuto a lungo, prima di ritirarsi a lavorare nel deserto della Calcide. E conosceva bene Cromazio, senza però che l'amicizia e l'affetto facessero velo al suo giudizio, sempre acuto e imparziale, severo più che accondiscendente.

La casa di Cromazio era centro di attività spi­rituale, di studio e di preghiera. La frequentavano sacerdoti e laici, in fertile scambio di idee e di esperienze. Lo stesso San Girolamo ne aveva sperimentato l'ospitalità.

Aquileia, centro politico della Decima Regione dell'Impero romano, era allora città assai importante, sulla strada che congiungeva Roma alla Dalmazia. Ed era sede vescovile, considerata la terza d'Italia per importanza dopo Roma e Milano.

Al tempo di Cromazio, era Vescovo San Valeriano, impegnato a recuperare i cristiani tendenti all'Arianesimo presenti nella Chiesa di Aquileia, che in passato era stata assai vicina agli Imperatori ariani.

Anche Cromazio assecondò in tal senso il Vescovo Valeriano, durante un concilio svoltosi ad Aquileia contro certi Vescovi accusati di Arianesimo. Il sacerdote amico di San Girolamo vi intervenne con autorità e competenza, finché venne approvata una non equivoca formula di condanna.

Cromazio era ormai degno della mitria vescovile, che infatti Sant'Ambrogio gli attribuì non appena la sede di Aquileia restò vacante. E fu Vescovo saggio e soprattutto dotto, come si conveniva a un difensore dell'integrità della dottrina, amico di uno studioso come San Girolamo.




Quest'ultimo lo disse « il più santo e il più dotto » di tutti i Vescovi del tempo, e gli dedicò molte delle sue traduzioni dei libri biblici. Così, per opera di questo saggio Vescovo, la Chiesa di Aquileia manteneva e accresceva la sua reputazione di « comunità di Santi », e quando Cromazio morì, nel 410, la sua diocesi, benché vedova, restò ancora più alta nella storia della Chiesa del tempo.

C'è restata una lettera che San Girolamo indirizzò al sacerdote Cromazio, e insieme ai confratelli Gioviniano e Eusebio, che conduceva­no con lui vita in comune, nella casa di Aquileia. Ne rileggiamo volentieri qualche brano, perché suona come un vero inno all'amicizia. Dice infatti:

« Ogni volta che le lettere scritte da ben note mani mi riportano dinanzi al pensiero i vostri amatissimi volti, allora o non sono più qui, oppure voi venite a trovarmi qui. Crediate pure all'affetto, che dice il vero: quando io scrivevo questa lettera, io vi avevo davanti.

« Mi dolgo anzitutto che voi mentre siete separati da me per tanto spazio di mare e di terra, mi abbiate mandato una lettera tanto corta, salvo che non sia stato io a meritarmela, perché non vi ho scritto avanti... ».

E finisce così: « Il dovere di non allungare la lettera mi sforza a far punto, ma l'amore che ho per voi mi spingerebbe a dire. Quindi il mio parlare è disordinato, il mio discorso con­fuso. L'amore non può star legato all'ordine! ».

Libri San Cromazio d'Aquileia
Data creazione biografia: 2 febbraio 2006
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