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Biografia di Saffo

Poetessa

Saffo

Il suo nome originale è Sappho in inglese.
Nata a Mitilene (secondo altri, più probabilmente, ad Ereso), nell'isola da Lesbo, Saffo appartenne ad una famiglia aristocratica, come indica il nome del padre, Scamandronimo, e il fatto che il Marmor Parium, una cronaca epigrafica del III a.C., registra che per i suoi sentimenti politici fu esiliata in Sicilia in una data che cade tra il 604 e il 598: lei stessa sembra far riferimento, in un passo, agli sconvolgimenti politici che portarono alla caduta del tiranno Mirsilo e all'elezione di Pittaco come governatore ("il Mitilenese), eventi a cui prese parte anche Alceo.

Dei suoi fratelli, la poetessa nomina Carasso, che sappiamo essere stato mercante: secondo Erodoto (II, 134-35) il fratello di Saffo si rovinò per amore della cortigiana Rodopi, ricevendo un rimprovero dalla sorella in un componimento i cui ci resta un ampio frammento.

La sua posizione aristocratica la portò ad essere maestra di un tiaso, una comunità socio-rituale in cui le ragazze di buona famiglia venivano istruite nelle arti e lettere e nelle ritualità domestiche, per diventare buone spose: non a caso, le divinità più frequentemente menzionate nei frammenti saffici sono Era, dea delle nozze, ed Afrodite, dea dell'amore. Nei frammenti, per la prima volta nella letteratura greca entra anche la figura semidivina di Adone, simbolo orientale dei cicli stagionali su cui si regolava la vita greca.

Nel tiaso non mancava nemmeno una fondamentale componente aristocratica quale quella omoerotica: tra le allieve predilette, la poetessa nomina frequentemente Attis, Anattoria, Gongila, facendo altresì riferimento a tiasi rivali, come quello di Andromeda e di Gorgo.

Dal mercante Cercila di Andro, la poetessa ebbe una figlia con lo stesso nome di sua madre, Cleide, come lei stessa ci informa in un affettuoso frammento.

Probabilmente giunse alla vecchiaia, se in un frammento lamenta l'inarrestabile declino fisico che non le impedisce di godere della bellezza.

E' invece invenzione dei comici attici (e ripresa da Ovidio nelle Heroides) la storia che la vuole innamorata del bel barcaiolo Faone, rifiutata dal quale si sarebbe gettata in mare dalla rupe di Leucade.

Opera
Le composizioni monodiche di Saffo furono raccolte dagli alessandrini in un'edizione in 9 libri, divisi secondo il metro. Di questa edizione abbiamo qualche notizia, che concerne le divisioni di alcuni libri:


  • Libro I: in 1320 versi, come sappiamo dalla nota di un papiro, comprendeva le odi in strofe saffica;
  • Libro III: in asclepiadei maggiori;
  • Libro IV: in tetrametri ionici;
  • Libro V: in metri vari;


  • Libro IX: comprendeva gli epitalami;


Un libro incerto comprendeva elegie e giambi.

Di questa ampia produzione letteraria abbiamo circa 200 frammenti, tra cui un'ode intera (sicuramente la I del I libro) e molte altre recuperate dai papiri, che ci hanno dato ulteriori elementi per analizzarne i temi e le tecniche ed attestano la grande fama raggiunta dalla poetessa nell'antichità. Anzi, il geografo Strabone la definì "una cosa meravigliosa" e Alceo, suo conterraneo, in un celebre frammento la definì (fr. 384 LP):

O Saffo dai capelli di viola, pura, dal dolce riso!

Considerazioni
Saffo è nota, oltre che per essere la più grande poetessa antica, per la grandezza e semplicità di accenti con cui descrive l'amore e le sue mille sfumature. Con gusto tipicamente femminile, la poetessa vede l'amore come una forza contrastante, "dolceamara invincibile serpe", che sconvolge l'animo dalle fondamenta e al quale è impossibile resistere.

Naturalmente, in questa grande poesia d'amore non possono non rientrare le attese, le separazioni, i ritorni e i ricordi della persona amata, con un autobiografismo semplice che mette al centro del piccolo mondo di Saffo le persone amate, familiari e allieve.

Si tratta di poesia omoerotica, secondo la consuetudine del tiaso, ma il garbo e i toni smorzati con cui Saffo penetra nella psicologia dell'innamorato sono così sapientemente dosati che anche questo omoerotismo finisce per diventare universalizzato, privo di connotati troppo realistici.

Lo stesso tema del matrimonio, ampiamente trattato negli epitalami, diventa una tematica a cui la poetessa aderisce totalmente, con l'uso di temi e strutture popolari, come il ritornello o la iocatio scherzosa, o anche il makarismòs, l'esaltazione della felicità degli sposi e le similitudini con cui la poetessa riprende il modulo epico, adattandolo al tono popolare e lieve della composizione.

Infine, una nota sulla tecnica di Saffo, che appare assai meno monocorde di quanto questi cenni informativi lascino presupporre: innanzitutto, si è fatto riferimento alla ripresa di Omero, che non è solo lessicale, ma anche stilistica. Saffo "risemantizza" Omero, compiendo nella poesia monodica un'operazione analoga a quella fatta a suo tempo da Archiloco. Omero, "bibbia" dei greci, viene adattato alla mutata temperie socio-culturale di Lesbo e usato per echi e allusioni, con la tipica struttura epica della priamel, il discorso esemplificativo, o l'uso di epiteti e figure mitiche assurte ad esempio (specie nell'epitalamio di Ettore e Andromaca).

Lo stesso genere dell'inno viene da lei usato per descrivere un rapporto personale con il divino, nella fattispecie Afrodite, che viene a diventare non solo simbolo dell'amore in sé, ma anche immagine della coscienza inquieta e sfaccettata di chi la invoca, assumendo connotati profondamente religiosi e "morali".

Frasi Celebri di Saffo

Amore:
Chi ora fugge, presto inseguirà, chi non accetta doni, ne offrirà, e se non ama, presto comunque amerà.
Amore:
Fortunato quanto gli dei a me pare colui che siede di fronte a te e da vicino ode la tua voce e il riso melodioso.

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Data creazione biografia: 14 dicembre 2005
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