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Biografia di Robert de Lamennais

Sacerdote, filosofo, teologo

Robert de Lamennais

I primi anni
Hugues Felicitè Robert de Lamennais nacque a Saint-Malo il 27 febbraio 1782 dal mercante Pierre Robert Lamennais e dalla moglie Gratienne Lorin. All'età di cinque anni, perse la madre: la sua educazione, e quella del fratello Jean-Marie, fu affidata dal padre allo zio materno Robert des Saudrais, presso il quale i due ragazzi andarono ad abitare.
Presso la fornita biblioteca dello zio, L. poté allargare la sua cultura con la lettura dei classici e delle opere di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Nello stesso tempo egli fu influenzato dagli avvenimenti storici dell'epoca, in particolare dalla Rivoluzione francese (1789-1792), ma, nonostante una certa propensione all'ateismo, L. fu condizionato dal profondo credo religioso della famiglia e dalla decisione del fratello, ordinato prete cattolico nel 1804. E fu proprio quest'ultimo a convincere L. ad intraprendere studi ecclesiastici e a influenzarlo in senso ultramontanista. Per ultramontanismo s'intende la posizione di quei cattolici, che rimarcava l'importanza dell'autorità centrale del Papa come superiore a quella dei re o delle gerarchie ecclesiastiche locali. In questo senso l'ultramontanismo si opponeva a posizioni come il gallicanesimo, il giuseppinismo o il febronianismo.
A riguardo, già nel 1808 i due fratelli pubblicarono un polemico (contro il governo imperiale napoleonico) libro di proposta di riorganizzazione della Chiesa cattolica francese, dal titolo Réflexions sur l'état de l'Eglise en France pendant le dix-huitième siècle et sur sa situation actuelle (Riflessioni sullo stato della Chiesa in Francia nel XVIII secolo e sulla sua situazione attuale), che venne censurato dalla polizia e non poté essere pubblicato se non dopo la caduta di Napoleone (1800-1815).
Nel frattempo ambedue divennero professori al collegio di Saint-Malo, il quale fu tuttavia chiuso poco dopo dalle autorità imperiali: non potendo più contare sull'appoggio finanziario del padre, economicamente rovinato dal Blocco Continentale (in atto dal 1806), imposto da Napoleone all'Inghilterra, L. si ritirò a La Chênaie, nella tenuta dello zio, mentre Jean-Marie divenne vicario generale a Saint Brieuc. A La Chênaie, con la collaborazione del fratello, L. scrisse la Tradition de l'Eglise sur l'institution des episcopes (Tradizione della chiesa sull'istituzione dei vescovi), pubblicata nel 1814, dove affermò il diritto esclusivo del papa di nominare i vescovi. Nuovamente, in contrasto a Napoleone, L. pubblicò un violento articolo contro le università imperiali durante l'esilio dell'imperatore sull'isola d'Elba, ma prudentemente decise poi di riparare a Londra, quando Napoleone ritornò a Parigi. Dopo la definitiva sconfitta di quest'ultimo a Waterloo, L. rientrò in Francia e, non senza grandi dubbi e tentennamenti, egli fu ordinato sacerdote il 9 marzo 1817.

Alla fine dello stesso 1817 L. fece pubblicare il primo volume del suo più famoso saggio, Essai sur l'indifférence en matière de religion (Saggio sull'indifferenza in materia di religione), vero e proprio manifesto dell'ultramontanismo, dove L. polemizzò contro l'indifferentismo, il deismo, il razionalismo, le “libertà” rivoluzionarie e che ebbe uno straordinario successo: 40.000 copie furono vendute in poche settimane e ne furono approntate diverse traduzioni.
Il punto fondamentale del pensiero di L., maggiormente precisato nel secondo volume pubblicato nel 1820, è che le certezze non possono essere ottenute mediante la ragione individuale, ma solo con il senso comune o la ragione generale (raison générale) della razza umana: l'individuo, cioè, non può fare affidamento sull'evidenza personale, ma deve dipendere dalla comunità per poter giungere alla conoscenza della verità. La testimonianza unanime della razza umana, infatti, ci permette di stabilire la verità e anche di capire quale sia la vera religione, quella cattolica secondo L., la sola che sia in grado di produrre una gran quantità di testimonianze.
Tuttavia le tesi di L. furono subito contestate vivamente e l'autore decise quindi di cercare l'appoggio papale di Leone XII (1823-1829), il quale decise per un semplice imprimatur alla versione italiana del libro, anche se poi disse che stava valutando la possibilità di nominare L. cardinale. Scontento di questo risultato, L. in patria attaccò i famosi quattro articoli gallicani, approvati nel 1682 da un'assemblea del clero francese e che avevano stabilito che:
Il Papa non aveva autorità sul potere temporale e il Re non era soggetto alla Chiesa in materia di cose civili.
Il Concilio Generale aveva autorità sul Papa.
Le antiche libertà della Chiesa francese erano inviolabili



Il giudizio del Papa non era inconfutabile.

In conflitto con l'establishment ecclesiastico
Quest'attacco fu stigmatizzato dalla maggioranza dei vescovi francesi, ma nonostante un processo a suo carico, L. se la cavò solo con una multa di 30 franchi.
Tuttavia l'episodio non frenò il suo impeto ultramontanista: egli fondò, con il domenicano Henri Dominique Lacordaire (1802-1861) e lo storico Charles René Forbes Montalambert (1810-1870), la Congregazione di San Pietro (Congrégation de St. Pierre), dedita agli studi religiosi, che terminò le sue attività in seguito alla Rivoluzione del 1830, dove L. si schierò contro la monarchia francese in difesa della libertà religiosa, in pratica del Cattolicesimo. All'uopo egli fondò il giornale L'Avenir e l'Agenzia Generale per la difesa della libertà religiosa, ma i suoi attacchi contro il governo, il clero francese di convinzione gallicana e la filosofia razionalistica fecero sospettare della sua ortodossia. Recatosi nel 1832 a Roma per vedere Papa Gregorio XVI (1831-1846), fu ricevuto il 15 marzo, gli fu perfino offerto del tabacco da fiuto e un medaglione di San Gregorio in regalo, ma non ebbe alcuna solidarietà, anzi l'enciclica papale Mirari vos del 15 agosto 1832 condannò le idee propugnate dal suo giornale, benché non lo menzionasse direttamente.
L. fu molto deluso della condanna e cercò di adeguarsi alle decisioni papali chiudendo L'Avenir e l'Agenzia Generale, ma si rifiutò di sottoscrivere senza riserva l'enciclica, pur rinunciando alle sue funzioni ecclesiastiche nel dicembre 1833. Man mano, crebbe il suo senso critico nei confronti della Chiesa Cattolica e nel 1834 egli pubblicò il suo più radicale scritto Paroles d'un croyant (Parole di un credente): un attacco di rabbia nei confronti dell'ordine sociale e verso la cospirazione di re e preti contro il popolo, e una dichiarazione d'ammissione sì dell'autorità della Chiesa, ma solo in materia di fede, e non nella sfera della politica. Per questo egli fu deplorato da Metternich, e fu emanata, nel giugno 1834, una nuova enciclica di Gregorio XVI Singulari nos, e il libro di L. finì nell'Indice dei libri proibiti (una decisione che diede una clamorosa notorietà al testo) nel 1835, ma solo l'arresto e la detenzione in carcere nel 1841 fermarono il livore rivoluzionario di L.
La Rivoluzione del 1848 fece uscire L. dall'anonimato con la sua elezione a deputato nella Costituente, ma nel 1851 l'avvento del secondo impero pose definitivamente fine alla sua carriera.
L. morì a Parigi il 27 febbraio 1854.
Il suo pensiero, considerato precursore del modernismo, influenzò diversi esponenti del Cattolicesimo liberale italiano, come Gino Capponi (1792-1876) e Raffaello Lambruschini (1788-1873), nonché Giuseppe Mazzini (1805-1872).

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Data creazione biografia: 1 gennaio 1970
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