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Biografia di Leonardo Sinisgalli

Poeta


Nato a Montemurro, in provincia di Potenza, il 9 marzo 1908, morì a Roma il 31 gennaio 1981. Fu sepolto nel suo paese. Ingegnere, lavorò alle dipendenze della Pirelli, della Finmeccanica e dell'ENI. Fondò e diresse la rivista "Civiltà delle macchine". Il suo grande merito, e la sua originalità, consisté nel tentativo di accordare la scienza al sentimento, la geometria all'arte, la matematica alla poesia.

Egli parte dalla convinzione che, come in tanto pensiero matematico moderno, la geometria euclidea ha ormai fatto il suo tempo, perché non riesce più a leggere e cogliere l'essere vero delle cose e dell' universo. Si vuol dire che la geometria euclidea, così razionale, così definita e così chiusa nelle sue schematiche linee e leggi, nulla sa dire dell'infinito universo e mondi, della realtà in movimento, delle numerose figure che esistono al di fuori di quelle razionali e che figure, in senso proprio, nemmeno sono. Ai triangoli, ai quadrati, ai cubi, ai parallelepipedi e alle sfere Sinisgalli affianca e contrappone le eliche, le viti, le parabole, il "fagiolo", cioè una geometria "barocca". Né può dimenticarsi che dietro e dentro ogni oggetto c'è una vita, un movimento, ovvero, come egli dice, una "animazione". Di fronte a tanto, il matematico, perduto il suo solido piedistallo, e affacciatosi anch'egli in bilico sull'orlo del mondo, è preso dalla stessa vertigine da cui è preso il poeta. Il matematico Caccioppoli, morto suicida, è in tutto simile a Mallarmé. Il furor poeticus, in altre parole, non è dissimile dal furor mathematicus, perché, sia il poeta che il matematico, ambedue si interrogano intorno al mistero delle cose.




In questa "ricerca", alcuni oggetti possono contare, nel senso che "significano" ed esprimono più che altri. Hanno, cioè, una "animazione" più intensa e sono, per ognuno, più espressivi che altri. I crepuscolari insegnano. Gli oggetti dell'infanzia, per esempio, dicono della vita e del suo essere profondo più di quelli venuti dopo. Questo spiega perché Sinisgalli, strappato dal suo paese in età di fanciullo, costretto, da adulto, a guadagnarsi la vita nel mondo dell'industria, tra Milano e Roma, ha avuto sempre un atteggiamento retrospettivo, da "ricerca del tempo perduto". La sua migliore poesia, perciò, è quasi tutta rivolta al recupero della memoria, cioè al recupero dell'infanzia, della casa, del paese, del padre, ma soprattutto della madre, la regina Taitù della sua famiglia. E' una poesia popolata di oggetti apparentemente insignificanti, ma tutti intensamente cari alla memoria: dalla padella ai peperoni appesi ad essiccare, dal focolare al quadernetto di scuola elementare, dalla vigna ai fichi freschi e alle rape. Ciò determinò, consapevolmente o inconsapevolmente, il passaggio dalla poesia pura di quegli anni, cui Sinisgalli si fa appartenere, ad una poesia "impura", contaminata di sociale e di realismo, per cui tanto fascino avrebbe esercitato sul giovane Rocco Scotellaro, che, postosi sulla stessa strada, avrebbe poi compiuto, in tempi di neorealismo, la sua rivoluzione verso una poesia corale, epica e socialista.

Frasi Celebri di Leonardo Sinisgalli

Natura:
Chi ama troppo la natura rischia di perdere il resto del mondo.
Famiglia:
Spine letali, spine pungenti, tali sono le zie e li parenti.
Poesia:
Il poeta non deve edificare, deve soltanto allineare.

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Data creazione biografia: 1 gennaio 1970
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